giovedì 27 giugno 2013

Mi son distratto un attimo



Mi son distratto un attimo e d’improvviso l’Italia mi pare un paese bellissimo. Riapro i giornali dopo qualche giorno e scopro cose inimmaginabili fino a qualche tempo fa. Berlusconi condannato a 7 anni!
Pazzesco!!!
Sulle prime ho pensato: che diavoli questi del Pd! Siccome non sta bene gioire per le disgrazie di un avversario, loro che han fatto? Ci si sono alleati! Che draghi della strategia, ora saranno lì che godono tutti perché uno dei loro c’ha una sfiga. Come fan sempre insomma.
Invece pare di no.
Boh? Si vede che sono io che non capisco bene le cose.
Mi rendo conto però che la notizia della condanna a prima vista sembra orrenda. So bene che 7 anni sono almeno 30 in meno di quelli che gli vorremmo dare, ma nella vita bisogna anche accontentarsi. So pure che ci sono casi, tipo questo, in cui farebbe piacere che la sentenza comportasse la detenzione immediata pur essendo solo un giudizio di primo grado. Una detenzione se possibile in una cella affollata per l’occasione di disoccupati, di reduci dell’Aquila che ancora attendono la casa, di parenti di morti di cancro che ancora aspettano che venga debellato.
Ma accontentiamoci.
E’ poi seccante che certe sentenze, poniamo per esempio questa, vedano condannare solo l’imputato e non anche tutti i suoi colleghi di partito, i parenti, gli amici e anche un po’ di semplici simpatizzanti, che un’altra volta nella vita te le scegli meglio le simpatie, stronzo. Quella sarebbe in tutta evidenza una sentenza equa e democratica, ma purtroppo in Italia c’è un problema di giustizia, si sa.
Ma poi che ci costa accontentarci in fondo? Per tutta la vita ci siamo fatti bastare i calci nel culo che abbiamo preso, possiamo pur farci bastare una ingiustizia tanto palese come questa.
Soprattutto perché ci sono altri motivi per gioire. Per esempio vedo sul giornale deputate del Pdl con la maglietta “siamo tutte puttane”.
Ma ci danno ragione così?
In piazza, davanti a tutti?
Tralasciando il vecchio adagio che sostiene che a chi capisce un concetto anni dopo gli altri non si dice “bravo” ma “rincoglionito”, sono sbalordito per i miracoli che fa il governo Letta: in neanche due mesi è riuscito a far convergere tutto il Pdl sulle nostre posizioni politiche.
Avanti compagni! Ancora due anni di sta rumba e collettivizziamo Mediaset!
Ho pure letto, dopo la mia distrazione temporanea, che sono stati giorni duri per il ministro Idem: per un po’ ha navigato controcorrente mentre tutti le dicevano “hai voluto la canoa? Ora remi”, ma poi non ce l’ha fatta più e ha tirato i remi in barca. A me in genere piace vedere gli ex atleti che mantengono le abitudini della loro vita agonistica, mi fa un po’ meno piacere notare che il Pd ha fatto un governo col Pdl e i ministri che fanno le figure di merda sono quelli del Pd. Che non è mica facile…ti ci devi proprio mettere d’impegno.
Oh, si vede che son bravi.
Poi leggo che hanno rinviato l’aumento dell’Iva.
E’ molto importante per me perché risparmio soldi da un anno e mezzo per comprare una giacca di jeans usata in Piazzola, che son sicuro che l’anno prossimo tornerà di moda come quando facevo furore negli anni 80, però se adesso mi si alza l’Iva poi si sballa il prezzo, il risparmio non basta più e tutto l’inverno prossimo me lo devo fare con addosso il cappotto vecchio, come quando non facevo più furore negli anni 90.
C’ha pure i buchi.
In quel caso io continuo ad accontentarmi ma un po’ mi tira il culo.
Poi ho letto pure che hanno rinviato l’acquisto degli F35, quegli aerei supersonici che servono per fare la pace, tanto che quando voli sopra a qualcuno che ti sta sulle balle pare che gli sgancino le colombe e i ramoscelli d’ulivo. A me non piacciono molto perché sono un filo troppo cattolici. Cioè dico, se vuoi fare la pace con qualcuno, da un aereo tiragli in testa una bottiglia di vino, no?
No, forse in effetti è meglio il ramoscello d’ulivo.
Poi non dimentichiamo che ci hanno pure rimandato il pagamento dell’Imu.
Insomma, diciamoci la verità: questo governo, in neanche due mesi, è riuscito a rinviare a settembre un sacco di cose.
Io per sicurezza affanculo ce li mando subito.
Un po’ perché mi ero ripromesso di farlo ogni giorno finché campo, e io sono uno che mantiene le ripromesse. Ma soprattutto perché il motto che stanno seguendo è questo qua: “Perché fare oggi quello che puoi non fare neanche domani?”
Si può ragionare così in un paese che sta crollando? Questo non è un motto da governo del Fare, e neanche da governo del Dire.
E’ un motto da governo del Testamento.
E’ di questo che dobbiamo accontentarci?
Amen dunque.
E vaffanculo.

venerdì 21 giugno 2013

Il crepuscolo degli (zebe) dei



Amo lo sport.
Sono un instancabile divoratore di idoli mediatici, capace di regalare mesi della mia vita a un televisore che narri le gesta dei miei eroi.
So che non è molto di sinistra e che è una grande concessione a un “sistema” che genera modelli per farci sbavare di invidia e venderci tutto il necessario per (non) diventare come loro.
Non me ne frega niente.
Io sbavo.
Fin dalla tenera età ho creduto alla assoluta genuinità delle storie di sport. Mi sono esaltato e commosso per le gesta epiche dei ciclisti stravolti dalla fatica, per i motociclisti sprezzanti del pericolo, per i calciatori dal polmone inesauribile e dal tocco sopraffino.
Poi ho amato il basket.
Fin dalla prima età della percezione ho intuito che esistevano dei McMillan e dei Driscoll da ammirare, poi ho visto penetrare Brunamonti, tirare Villalta ed esistere Bonamico e mi si è aperto un inesauribile mondo mentale, parallelo alla chiusura della vena della ragione.
Da quel momento è stato tutto un proliferare di Larry Bird e Magic Johnson, Drazen Petrovic, Vlade Divac, Arvidas Sabonis e Toni Kukoc, Radja, Volkov, Dalipagic e Riccardo Morandotti. E mentre le retine bruciavano, Michael Jordan invecchiava e sul mondo splendeva la rivalità tra Sasha Danilovic e Carlton Myers, tutto intorno nascevano altre leggende, capaci di smuovere arcaiche passioni e farmi frullare gli zebedei: Alberto Tomba, Marco Pantani, Valentino Rossi, il Bologna di Ulivieri, Mazzone e Beppe Signori, Maradona, Van Basten e Leo Messi, i Mondiali, le Olimpiadi e i Tour de France.
La vela.
Mi sono infiammato persino con la vela.
Ho gridato di gioia dopo vittorie allo sprint nello sci di fondo e bestemmiato di dolore dopo finali olimpiche perse dalla pallavolo. Quando ho visto crollare i record dei 200 metri ho persino intuito il concetto di modernità, il cambio delle ere storiche e quella roba che chiamano zeitgeist.
Sono malato.
In lacrime dopo una vittoria di Gelindo Bordin alla maratona di Boston, ho capito che quella era la diagnosi: malattia da rimbecillimento sportivo cronico acuto.
Però quando provo a ragionare sul perché di questo mio attaccamento indecente alle storie di sport, mi ritrovo a pensare che siano quanto di più rassomiglia, nella nostra epoca tronfia e misera, alle gesta degli antichi eroi.
So che è banale dirlo, ma nella loro purezza, che pure spesso so esser finta, io riconosco la mia lontananza da essa e quindi la mia miseria di uomo qualsiasi, che si tuffa in una bolla di epos e si fa una pera di adrenalina per sopravvivere e continuare a combattere, giorno dopo giorno.
Il loro trionfo è il mio fallimento.
Pure, le sconfitte dei miei eroi sono miserie da dimenticare assieme.
Ora tutto questo è finito.
L’inesorabile capacità dello sport di rigenerarsi, creando eroi che prendono a calci gli eroi precedenti e li soppiantano nei nostri cuori, mi sembra finita.
Ed è finita con lo scintillante appassimento di sua maestà Manu Ginobili, l’ultimo eroe capace di prendere il mio cuore e farci quello che vuole.
Per esempio una grigliata mista.
Se anche il fenomenale Manu Ginobili lascia il campo e si trasforma in un geometra qualsiasi, con tanto di pelata e cravatta d’ordinanza, cosa resta di decenni filati di eroiche battaglie? Dove riporre la mia fede incrollabile nel potere della volontà, dove trovare nuovi eroi buoni che facciano di tutto per sconfiggere i cattivi?
Perché in fondo lo sport non è altro che questo: come il cinema, la letteratura e le belle storie raccontate al bar, è l’infinita e magica lotta del bene contro il male.
E se lo sport è questo, allora non ci sono cazzi.
Lo sport è una roba di sinistra.
Dev’essere per questo che perdo sempre.

lunedì 17 giugno 2013

A noi ci piace andare a funghi



A noi piace molto andare a funghi.
Ma non è che siamo fanatici perché per esempio quando c’è la neve non c’andiamo,
a parte quando ce n’è poca che allora si può anche andare specie se non è notte.
Ma in genere d’inverno io sto a casa al caldo, mi alzo con comodo alle 5,30, metto gli stivaloni, le braghe di velluto e la camicia di flanella, poi mi sdraio sul divano e accendo la “simulazione di bosco pieno di funghi” per la Playstation.
C’è anche il bonus che se trovi 300 chili di porcini ti regalano dieci panieri di ovoli.
Certo il bosco vero è più bello, anche se non è che se vai a funghi e torni senza funghi puoi dire: “Fa niente, ho fatto la scampagnata con gli amici”.
Fa niente?
La scampagnata??
Gli amici???
Quando porti il tuo culo flaccido in mezzo a un bosco all'alba, non c’è altra questione al mondo che trovare i funghi, quindi il concetto di “fa niente” non è contemplato, la “scampagnata” è un passatempo per anziani che non ci riguarda e nel bosco non ci sono amici, ma solo luridi bastardi che vogliono trovare i funghi prima di te, con qualsiasi mezzo possibile.
Perché, come dice il proverbio, “in amore e a funghi tutto è lecito”.
Quindi non bisogna lasciarsi ingannare dal fatto che le persone con cui ti sei recato al bosco hanno tanto insistito per prendere la macchina o che cinque minuti prima ti hanno offerto il cappuccino.
Sono i peggiori.
Ti fanno sentire in debito per insinuare granelli di debolezza nell’ingranaggio del perfetto cercatore di funghi che hai costruito negli anni.
Cercano di rammollirti!
Fanatici…
Io non voglio sembrare come loro, così non prendo mai la macchina e non offro mai la colazione. Poi, se proprio insistono, posso dare un contributo per l’autostrada ma solo per non insospettirli.
E comunque mi secca un bel po'.
Succede così che noi andiamo a funghi tutti insieme ma ognuno va per i cavoli suoi.
I funghi che raccogliamo sono di diversi tipi: ci sono le trombette che se le trovi sei contento ma se non le trovi non è che picchi qualcuno, poi i dentini che invece pur di trovarli picchieresti qualcuno, i galletti per cui si mena volentieri un cugino, i porcini e giù botte a tua sorella. 
Infine ci sono gli ovoli.
Scusa mamma.
Qualcuno tirerebbe cinghiate a un familiare anche per le mazze di tamburo ma quelli non sono come noi.
Quelli sono fanatici.
Poi ci sono i funghi matti che si dividono, a seconda dell’effetto che ti fanno venire, in funghi da risarola, funghi da cagotto, funghi che muori.
Noi andiamo nei boschi vicino a casa quando fanno i funghi nei boschi vicino a casa, altrimenti facciamo alcuni chilometri per andarli a cercare dove pare ci siano, seguendo le vaghe e multiformi voci incontrollate sulla crescita spontanea dei funghi.
Ma non tanti chilometri, sia chiaro.
Al massimo possiamo andare dalla Sardegna alle Dolomiti passando per tutto l’Appennino, ma non siamo come i fanatici che vanno in Carinzia e pagano la gente perché li porti nei boschi sopra alle bollate dove si trovano centinaia di funghi tutti insieme.
Io una cosa del genere non la farei mai, soprattutto finché non scopro dove cavolo è sta cazzo di Carinzia.
Ma è chiaro che i tempi sono cambiati e ora non è più come quel proverbio di una volta che diceva che se Maometto non va a funghi, i funghi vanno da Maometto. Adesso ti devi sbattere e così a noi una volta ci hanno detto che facevano i funghi a Lione e siamo andati a Lione, ma i funghi non c’erano e non c’era neanche il bosco. C’era del filetto al pepe verde ma comunque non è una cosa che adesso la dovete raccontare troppo in giro.
I fanatici potrebbero sentirvi.
Da quella volta abbiamo imparato una regola molto nota di noi che cerchiamo i funghi: mai dire dove hai trovato i funghi! Se li trovi in un castagneto in Toscana è bene dire che li hai trovati in un centro di bellezza a Carpi, se invece li hai trovati tra gli abeti alpini è meglio parlare di un parcheggio a Bari.
Se un fanatico ti dice che li ha trovati da un notaio di Sidney, conviene guardarsi bene intorno.
Un’altra regola è che dove c’è un fungo è probabile che ce ne siano altri. Il corollario di questa regola è che quando si trova un fungo bisogna recintare l’area per almeno tre chilometri quadrati e perquisirla palmo a palmo per scovare tutta la famiglia del fungo.
In questi casi può rivelarsi molto utile il bastone, perché capita spesso di dover picchiare qualche fanatico che cerca di infilarsi nei tuoi presidi.
E’ davvero dura la vita del cercatore di funghi, ma è piena di soddisfazioni perché almeno una volta su dieci capita anche di trovarli.
Io però non voglio farmi prendere troppo da questo hobby perché non voglio diventare un fanatico anch’io.
Ci sono voci che dicono che loro coi funghi fanno cose strane.
Cose pazzesche.
Cose losche.
Si dice in giro che i fanatici, i funghi, li mangiano pure.

martedì 11 giugno 2013

Scala pratica di valutazione della prestazione sessuale


Livello 1. “Scusi, lei chi è?”
Durante l'atto la donna non sente nulla e si convince che il partner sia uscito a comprare il pane, dimentica ciò che stanno facendo e si mette a fare un Bartezzaghi. Quando si inceppa sul 12 verticale abbassa la Settimana Enigmistica e si accorge di quell’ometto tutto sudato che si affanna su di lei. Presa da sgomento grida terrorizzata, lui per calmarla gli dice la soluzione del 12 verticale. Lei lo picchia perché non sopporta gli uomini incapaci a letto che fanno i saputelli. Lui scappa a comprare il pane, il Bartezzaghi giace incompleto fino alla prossima deiezione dell’uomo, che lo riempirà di errori e cancellature.

2. Il solletico ginecologico
Lei inizia a percepire qualcosa, ma resta il dubbio se si tratti di penetrazione o di contagio micotico. Vi è comunque, da parte della donna, una certa partecipazione intellettuale all’atto, come si evince dal fatto che non fa più il Bartezzaghi ma le crittografate.

3. La brezzolina tibetana
Prestazione insufficiente e trascurabile, ma che comincia ad avere una propria rilevanza antropologica. Deve il suo nome al fatto che non si può pretendere tutto da un popolo: se sei bravo a meditare non sei un fenomeno anche a scopare. Punto. La donna ne esce con la convinzione che il buddismo sia una minchiata e Sting un millantatore.

4. Promenade in si minore
Prestazione al limite dell’accettabilità. Buona effusione di partenza, discreta escalation, speranze di tenuta alla distanza, crollo finale. Si riconosce dalle carezze compassionevoli che la donna riserva alla testa del partner dopo la fine, mentre lui giace esanime, convinto di aver scalato l’Everest senza bombole, nudo, con un macigno sulle spalle e una picozza nel culo.
Nota per lui: tutto quello che lei dice in quei momenti è falso.
Nota per lei: tranquilla, si addormenta in quindici secondi.
5. Avanti Savoia!
La prestazione si conclude con un duplice orgasmo: apocalittico per lui, che tende a credersi un Rocco Siffredi sedicenne, appena accettabile per lei, che almeno inizia vagamente a ricordare cos’è il sesso. Il nome è riferito ai sentimenti con cui i due si accingono a replicare l’atto: la donna con speranze paragonabili a quelle che generò la Breccia di Porta Pia, l’uomo con l’entusiasmo di un alpino conscio di andare incontro a Caporetto.

6. Sul lago dorato
Tipico amplesso da coppia stagionata, che fa l’amore da tanti anni e non ha il coraggio di dirsi che si è rotta le balle. La reciproca conoscenza aiuta a spacciare il tecnicismo per romanticismo. Gli occhi chiusi di entrambi sono dovuti al fatto che lei si sta immaginando di essere posseduta da Johnny Depp, mentre lui sogna di cavalcare tutte e dodici le pornostar viste la notte prima su You Porn. Ma è amore e consente un buon livello di gratificazione. Specialmente sul lavoro, in cui si tende a rifugiarsi con piacere per evitare la replica dell’atto.

7. Il grande Ajax
Prestazione globale eccellente sotto tutti i punti di vista, con un’ottima coordinazione delle varie fasi e l’attiva partecipazione di tutti i componenti in gioco. Qualche polemica nel dopogara: la donna lamenta l’eccesso di telecronaca da parte dell’uomo, che a sua volta si aspettava più applausi. Lei lo mette a tacere minacciando la sostituzione per la prossima partita.

8. La rumba di Cro Magnon
Gli orgasmi fioccano copiosi sotto l’incedere ignorante dell’amante premoderno. Lui compie l’atto con l’unico scopo inconscio di continuare la specie, quindi tende a replicare la copula per approssimare le possibilità all’infinito. In pratica, ci dà come un matto. La donna si sente gratificata dal fatto che l’uomo è totalmente indifferente ai suoi difetti fisici, ma anche il suo assalto tambureggiante e inesorabile pare non le dispiaccia. 
Nota per lui: tutto quello che lei ti dice “dopo” è vero.
Nota per lei: tutto quello che gli dici “dopo” è inutile, tanto non lo capisce.

9. Comandante Che Guevara
Lui sembra un eroe rivoluzionario e trascina la donna in un vortice di passione grande come tutto il Sud America. Lei si perde nell’immensità dei sensi in ebollizione e sente cantare gli Inti Illimani, mentre l’orgasmo arriva con l’impeto del Rio delle Amazzoni che corre libero e selvaggio verso l’oceano. Intanto tutt’intorno volano gli angeli ed esplodono le bombe a mano. Lui dopo assume posizione ieratica, nudo davanti alla finestra contempla l’infinito mentre fuma un’havana. Lei si innamora, un po’ per gratitudine e un po’ perché lo crede intento a decidere le sorti dell’umanità. In realtà lui non ricorda se ha già pagato il bollo della Due Cavalli.

10. Big bang termonucleare globale
Leggendaria esperienza mistica di cui si favoleggia da sempre ma che ancora non ha una sua certezza scientifica. In pratica non è ancora ben chiaro se esista nella realtà o solo nelle chiacchiere dei fanfaroni da bar. Lei dopo il quinto orgasmo comincia a sospettare che Dio esista, dopo il sesto ne è assolutamente certa, dopo l’ottavo si convince che non solo esiste, ma che è pure lì a letto che scopa con lei. Una botta di culo incredibile. Al decimo orgasmo parte come un razzo verso Alfa Centauri, batte un cinque a tutti i santi, fa una pernacchia a Yoda e sviene. Lui intanto continua il martellamento mentre con la mano destra picchia un battaglione di Marines chiamati dai vicini e con la sinistra sconfigge a Ruzzle tutta l’Accademia della Crusca. Poi ha un orgasmo talmente devastante che alcuni lo prendono in considerazione come causa dell’estinzione dei dinosauri. C’è addirittura chi sostiene di essere riuscito con un solo amplesso di questo tipo a mettere incinta un condominio.
Ma, ripetiamo, questa fenomenale esperienza sessuale non ha alcuna certezza scientifica.
Può semplicemente essere il delirio di un megalomane.
Decidete voi se credermi o no, io intanto devo andare.
Ho un condominio da portare all'asilo.




Liberamente ispirato alle ricerche della dottoressa Correncon.