lunedì 9 novembre 2015

Chi siamo noi?



C’è stato gran dibattito ieri sul fatto se fosse giusto o meno scendere in strada a contestare l’infestazione fascio/leghista. E’ un dibattito interessante, perché, tra le varie posizioni, possiamo forse riconoscere che tipo di antifascisti siamo noi.
Antifascista Militante. Gruppo nutrito e variegato, comprende molti reduci del ’68, i reduci del ’77 che non divennero socialisti e il 98% degli universitari iscritti alle facoltà umanistiche, di cui però un 30% ha preso una ciucca devastante la sera prima e quindi sta a letto a riflettere sul sol dell’avvenire. Per l’Antifascista Militante il termine “fascismo” è applicabile a una galassia infinita che va dal Duce alla Meloni al caporeparto in fabbrica fino alla signora Frabboni, che abita al piano di sotto e bussa con la scopa tutte le volte che lui ascolta a palla la Bandabardò.  Appena c’è puzza di ventennio, l’A.M. scende in piazza e canta slogan che celebrano l’imminente trionfo del proletariato. Poi i comportamenti si diversificano per fasce di età: il reduce con barba e spilla di Democrazia Proletaria ricorda con nostalgia i cortei di quando si era giovani e la politica era il centro di tutto, invece il giovane si dà da fare per raggiungere l’obiettivo politico che poi da reduci sarà ricordato con nostalgia: scopare.
Antifascista Militante Pirla. Si distingue dal gruppo di cui sopra perché è quello che sta in prima fila e dà i calcetti ai celerini, che rispondono prendendolo a mazzate. Chissà perché.
Antifascista Millantante. E’ il classico tipo del “vorrei ma non posso”. E’ quello che accompagna una spinta ideale degna di Gramsci con una pratica quotidiana degna di Topo Gigio. L’A.MLT. conquisterebbe Santa Clara da solo, sfidando i perigli della jungla e squartando a morsi l’intero esercito di Batista, se solo non fosse costretto a letto da un febbrone a 37,2.
L’A.MLT. è anche detto “L’Altruista”, perchè ha sempre da fare altro. Ha un’agenda talmente densa di impegni che in confronto il Presidente della Repubblica è un fancazzista. La sera prima del giorno X, indignato nell’imminenza dell’ora fatale, l’Altruista si distingue per il vigore dell’eloquio. Dice: “Bisogna impedire a quei maledetti stronzi di prendere la nostra città!! Perché noi siamo medaglia d’oro della Resistenza e loro non devono passare, cazzo! NO PASARAN!!!”
 “Quindi vieni?”
 “Macchè. Ho il pranzo dai suoceri e mia moglie se non vado m’incula”
Così, alle 12,30, mentre l’Antifascista Militante affronta con afflato epico i manganelli della celere, l’Antifascista Millantante affronta impavido e sempiterno un piatto di tagliatelle.
Il Democratico. Ha una fiducia smodata nel funzionamento del sistema rappresentativo. Il concetto di rappresentanza è il motore della storia e l’urna ne è il braccio armato. Nutre un rispetto sconfinato per il denaro, dato che tutto sembra riconducibile al fatto che lui paga un botto di tasse e quindi vediamo di non rompergli tanto i coglioni,  e a volte rasenta l’ignavia, perché ama delegare non solo le azioni politiche, ma anche le opinioni (a parte quelle relative allo sport, tema su cui il concetto di delega va a ramengo). E’ talmente ligio al comandamento del “non occuparsi di ciò che compete ad altri” che a volte non si rende conto che qualcun altro si sta occupando di ciò che compete a lui. Per esempio la soddisfazione sessuale di sua moglie.
Il Mass Mediologo. E’ governato dal sacro fuoco dell’utilitarismo e si muove in base alla previsione di ciò che diranno i quotidiani il giorno dopo. Ha la testa piena di titoli a caratteri cubitali, così alle 10 di domenica mattina si prefigura un “La sinistra antagonista mette a soqquadro la città”, e decide di non servire l’assist del vittimismo a Salvini. Mette il golfino buono, raccatta la moglie e parte per trascorrere una serena domenica sui colli. Ma mentre va su per Casaglia gli balena un agghiacciante “Trionfo leghista nel silenzio complice di una città”. Inchioda, mette il freno a mano, molla la moglie e si scapicolla di corsa verso il centro, gridando la sua indignazione verso quegli stronzi menefreghisti che passano la domenica sui colli. A metà di via S.Isaia comincia a temere che il titolo sarà “A perdifiato contro il fascismo, quarantenne colpito da infarto”, ma non demorde, perché col culo che si fecero i partigiani non è che noi possiamo lamentarci per un po’ di fiatone. Poi, quando già sente le urla della canea lombarda in sottofondo e si appresta a fare una deflagrante irruzione proletaria in Piazza, si dimentica dei titoli del giorno dopo e gli torna in mente quello del mattino stesso: “Moto Gp, il momento della verità”. Si ferma, si porta una mano alla tempia, sussurra “oh cazzo”…e torna a casa a vedere Valentino.
Lo Storico Avventista del Quarantaseiesimo Giorno. Denominazione del tutto casuale che indica il tipo umano che ritiene superate le dicotomie che hanno segnato la storia del Ventesimo Secolo: “fascismo/antifascismo”, “destra/sinistra”, “socialismo/liberismo”. E’ talmente convinto dell’avanzata della Storia che ritiene rottami del passato anche parole come “solidarietà”, “tolleranza”, “cooperazione”.
“E lo Stato sociale? Anche quello è superato??” gli chiedo.
“Eh no cazzo! Lo Stato Sociale è un gran gruppo!!!”, risponde entusiasta.
Ieri non si sa cosa abbia fatto, perché chiedere a uno cosa ha fatto quando in città c’era l’infestazione leghista è un cascame del passato.

2 commenti:

  1. Dovresti scrivere più spesso: sagaci e ironiche, ma fini rappresentazioni della realtà.
    Un vero piacere leggerti.

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    1. Di fronte a tali complimenti, ammetto che anche per me è un piacere leggere te:-)

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