lunedì 7 ottobre 2013

La Spagna che eravamo noi





La Spagna che eravamo noi
era una musica di toreri morti
suonata su rimpianti di flamenco
nel vento di Tarifa.
Era Madrid che gronda calore
e paella, churros e tortilla  
nelle notti sbronze
di Puerta del Sol.
Era quel toro davanti alla Francia
solenne guglia di Gaudì
ed era un odore acre di fumo
quella maledetta Spagna che eravamo noi.
C’era la terra rossa nei campi di Castilla
quando divoravamo chilometri
grandi come pianeti.
C’erano discorsi che non capivamo
nelle nostre anime assopite
di Cruzcampo.
E c’era un continente nascosto dietro
il mare, in quel posto fatto coi sogni
che era la dolce Andalusia.
Io non so se ti ho mai capita
bastardo posto di fascismo
e libertà,
ma so che a volte ti piangevo
ed eri oscena e candida e viva
come un’amante che non c’è più.
Poi sei sparita dentro gli inverni
che hanno spento il colore
sputato sul flamenco
e zittito per sempre il vento.
Quel caldo vento d’oriente
che vorrei mi portasse ancora
a bere la libertà 
in quella cazzo di Spagna che non siamo più noi.

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