lunedì 6 luglio 2015

La Rita è meravigliosa



Sullo scorcio degli eroici anni dieci, a Termini Imerese viveva un tornitore di indole burbera, nome strano e fattezze pre-moderne: George Bailey. George non era stimatissimo in fabbrica: nessun amico, zero vita sociale e ogni anno la consueta bocciatura alle votazioni della Fiom, perché un programma basato sul radere al suolo Torino con un’atomica non pareva del tutto in linea con il pensiero di Landini.
Con tale frustrazione nel mondo del lavoro e tali sembianze neandertaliane in viso, George faticava ad avere rapporti col gentil sesso. I maligni mormoravano che persino la prode Carmelona, che batteva al porto ed si diceva avere un record di 58 marinai nigeriani espletati in una notte, si tirò indietro di fronte a quell’ammasso di carne sudata e pelo unto. Queste dicerie ferivano profondamente il nostro, che si straziava perché nessuno capiva che lui, dentro quel cappotto, nascondeva non solo un grande cuore, ma anche due polmoni, un po’ di reni, la milza, le cervella e quattro etti di trippa, perché George è un ghiottone e quando passa dal macellaio le interiora le prende tutte.
Così un giorno, durante il pranzo, George si ritrovò a spazzolare via quelle delicatezze davanti a un vecchio compagno d’avventure, complice fidato di tutte le sue peripezie erotiche: un Philips 52 pollici a cristalli liquidi made in Taiwan, che nella vita ne aveva viste tante ma non le raccontava a nessuno, specialmente da quando s’era rotto l’audio. "Phil" era uno schermo talmente perfetto da ricalcare con fedeltà i morbidi contorni dell’angelo dei sogni di George, la donna che gli sussurrava gentilezze di giorno, gli parlava con sobrietà la sera e gli gridava una marea di porcate la notte, quando nelle fantasie di George i due si avvinghiavano frantumando record erotici uno via l’altro.
Sì, era proprio lei: il diavolo del peccato, l’angelo della lussuria, la regina della scabrosità, altrimenti detta “dieci piani di torbidezza”… Rita Dalla Chiesa!
Davanti a Forum, di solito George entrava in trance e pendeva dalle sue labbra carnose, ritrovandosì così arrapato da leccare un fegato sognando fosse una mammella; ma quel giorno lei doveva sentirsi particolarmente frivola, tanto da comportarsi da scostumata e mandare nientemeno che un bacetto a casa. Sdeng! Per George fu uno shock inaudito. In 30 secondi ebbe le palpitazioni, le traveggole, un giradito, l’herpes zoster e un orgasmo fotonico. Il che era seccante, perché George tende a una sessualità animalesca, con una versificazione gutturale un po’ spinta…insomma grida come un orco, sembra Tarzan quando King Kong per gioco gli tira i calci nelle palle.
Una volta mandati via i carabinieri, la protezione civile e due fan di Tarzan accorsi in caccia di autografi, George ritornò con la mente a quelle immagini provocanti, e siccome la memoria è pescatrice, esagerò nei dettagli e credette di aver intravisto nel comportamento impudico della sciagurata persino un occhiolino, un accavallamento di gambe, financo una puntina di lingua! Fu troppo: altro triplice orgasmo, estasi, vertigine, paradiso, campi elisi, eden, valhalla, poi… George sentì rompersi qualcosa dentro.
“Porca troia un molare!”, gridò tenendosi la bocca dolorante.
Fu ancora più troppo di prima! George, dopo aver fatto gli sciacqui gengivali col whisky, si ribellò al destino ingrato, decise che quella donna era la giusta ricompensa per una vita così avversata dalla sorte e partì per Roma, gridando: “Arrivo subito Rita!!”.
Tre anni dopo George suonò al campanello degli studi dove si registrava Forum. Aveva perso un po’ di tempo per strada perché il traghetto per la Calabria fece naufragio e George si spiaggiò a Malta, da dove fuoriuscì imbarcandosi su un cargo argentino, che però fu assalito dai pirati facendo naufragio ad Haiti. Da qui George venne tirato su da un tre alberi turco, ma ributtato a mare perché tentò di convincere i marinai sfruttati a incendiare la nave. “Come fece Landini quando era mozzo su Luna Rossa”, sobillò.
Dopo aver girato per petroliere, pescherecci e navi mercantili -tutti affondati- si iniziò a spargere l’assurda diceria che George portasse male.
“Cazzate!”, disse lui mentre faceva la vedetta su una nave da crociera al largo di Pantelleria, pieno agosto, sole a picco, 48 gradi all’ombra se solo esistesse l’ombra in mare.
“E allora quello che abbiamo lì davanti cosa sarebbe, un iceberg?”, aggiunse da buon sbruffone.
Due ore dopo, tornando a nuoto con ancora un pezzetto di ghiaccio tra i capelli, George non smise di pensare neanche un istante alla sua amata Rita. Neppure quando gli altri superstiti cercarono di annegarlo.
Così, quando appoggiò il dito sul campanello di Mediaset, la sua pelle era levigata dal mare, i capelli erano scottati dal sole, il naso frantumato dai cazzotti, ma il cuore era ancor pieno di indomita passione. Ahhh quanta ansia c’era in quel volto tumefatto, quanto tremore in quel dito sul campanello, quanta attesa per quel fatidico momento, ma ora finalmente... la porta si spalancò e apparve Carmen Russo.
“AHHHH”, gridò lei davanti a quel viso devastato dal destino.
“AHHHH” rispose lui davanti a quel corpo tanto evocato in passato, poi la stese con una testata ed entrò.
George si ritrovò immerso nello scintillante mondo della televisione italiana, pieno di stelle, stelline, stellette e stallone. Arrivato davanti a una grande porta con scritto ‘Forum’, non ci vide più dall’eccitazione e la sfondò con un calcio, gridando “Rita ti amooo!!!”. Venne subito placcato da “quello coi capelli rossi di Forum che faceva la Terza C ma poi è dimagrito”, che a dispetto della dieta tirava delle pizze non male. Poi gli furono addosso in 97: addetti alla sicurezza, guardie del corpo, Ranger, Marò, Nocs, Cia, Fbi, Coop, Conad, Anas, Cobas, Sampras, Cska, Panhatinaikos e tutto lo Sparta Praga, riserve comprese. Chiudevano la fila quattro agenti del Mossad, in gita premio dopo aver fatto fuori venti dirigenti di Hamas, e Totò Schillaci, che passava di lì per caso e due calci per tenersi in forma li dava sempre volentieri. George venne portato via di peso, nonostante cercasse di seminare zizzania: “Siete schiavi di Mediaset, dovete venire alla Fiom! ‘Sto mese c’è anche un set di pentole in omaggio” gridò scalciando come un ossesso.
Paf! George venne scaraventato sul selciato, come un avvinazzato qualsiasi, un etilista tra i tanti, un ubriacone senza nome…insomma un alcolista anonimo. Faceva quasi tenerezza il nostro mentre rilanciava l’ultima minaccia: “Adesso chiamo Landini e faccio bombardare Arcore!!”.
Rinunciare ai propri sogni è terribile, è come una discesa agli inferi, anzi peggio perché almeno all’inferno un drink con John Belushi, due canne con Jim Morrison o una ciulatina con Marylin saltano sempre fuori, invece in quella città ostile non c’era alcun sollievo per il povero George. Finì presto preda dell’alcol, della droga, e per finire dei ghiaccioli all’amarena del bar Venezia, che ha ancora i cof come quelli di una volta che sono buonissimi perché quando li succhi hanno un rilascio dolcissimo in bocca, invece quelli moderni diventano bianchi subito ed è una fregatura considerando che costano un euro.
George in disarmo si piazzò all’uscita dei supermercati e cominciò a chiedere l’elemosina. Ma, sarà la faccia che non ispira fiducia, sarà la mancanza del cane, sarà che il cartello con scritto “aiutatemi, ho voglia di un ghiacciolo” non rendeva bene l’idea di un uomo alla deriva, George non guadagnava una mazza. Dopo soli tre giorni, senza più speranze e senza amore a scaldargli il cuore, si issò su un ponte, disse addio alla sua amata Rita e si preparò a morire asfissiato per le esalazioni mefitiche del Tevere. Ma si spalancò una nuvola, si sentì un tuono impetuoso e una voce possente: “Mannaggia la miseria Pietro, t’avevo detto: non mi fare i broccoli che sto prendendo gli antibiotici! E tu niente. Ma porco Giuda!!!”
“Comandi capo!!”
“Non dico a te, cretino traditore, sto parlando con Pietro, Cristo santo!!”
“Eccomi papà!”
“Noooo!! Ma possibile che non si possa mai bestemmiare qui? Pietro, manda giù un angelo a salvare quella bestia. Ma se inizia a dire: “la barca della Chiesa fa acqua da tutte le parti, ci penso io”, tu non ascoltarlo. Chiaro?”
“Per Dio!”
“Dimmi Pietro”
“No capo, dicevo ‘per Dio’ come dire ‘per la Madonna’”
“Qualcuno mi cerca??”
George assisteva allibito alle difficoltà comunicative del Paradiso, quando in un baleno gli comparve al fianco un piccolo angelo, di indole tenera e nome da pirla: Clarence Obboddy, che affrontò subito la questione di petto e disse: “La Rita è un cesso”.
George scese dal ponte e lo picchiò per 4 ore e 26 minuti, tempo sufficiente per fargli passare gli istinti suicidi e per ricordargli che, se si fa un po’ di sport, la vita è bella. Poi i due andarono a mangiare un’amatriciana e a bere vino dei castelli, come se gli strazi di una vita non avessero lasciato cicatrici nell’anima. Perché Clarence aveva questa capacità di farti sentire subito a tuo agio, e se per caso ti tornavano i cinque minuti, lui ti porgeva l’altra guancia, una mazza e ti diceva: “Picchia a destra, che a sinistra mi sta venendo su il dente del giudizio universale”.
Quella notte George capì che l’amicizia è la cosa più importante, in questa Terra che ti divora l’anima con la fiamma ingorda dell’avidità, e mentre il suo cuore si svuotava di tutto il male accumulato negli anni, il suo viso si fece quasi aggraziato e George dimenticò la Rita tra le braccia dell’Anita, che lavora sulla Tuscolana e se non fai caso ai buchi nei denti è meravigliosa pure lei.
Nel languido abbandono del dopo, con una sigaretta in una mano e una chiappa dell’Anita nell’altra, George ebbe un’idea fulminante, sollevò il telefono e chiese a Clarence: “Senti un po’, ma su… a livello lavorativo, come siete messi?”

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