C’è stato gran dibattito ieri sul
fatto se fosse giusto o meno scendere in strada a contestare l’infestazione
fascio/leghista. E’ un dibattito interessante, perché, tra le varie posizioni, possiamo
forse riconoscere che tipo di antifascisti siamo noi.
Antifascista
Militante. Gruppo nutrito e variegato, comprende molti reduci del ’68, i reduci del
’77 che non divennero socialisti e il 98% degli universitari iscritti alle
facoltà umanistiche, di cui però un 30% ha preso una ciucca devastante la sera
prima e quindi sta a letto a riflettere sul sol dell’avvenire. Per
l’Antifascista Militante il termine “fascismo” è applicabile a una galassia
infinita che va dal Duce alla Meloni al caporeparto in fabbrica fino alla
signora Frabboni, che abita al piano di sotto e bussa con la scopa tutte le
volte che lui ascolta a palla la Bandabardò.
Appena c’è puzza di ventennio, l’A.M. scende in piazza e canta slogan
che celebrano l’imminente trionfo del proletariato. Poi i comportamenti si
diversificano per fasce di età: il reduce con barba e spilla di Democrazia
Proletaria ricorda con nostalgia i cortei di quando si era giovani e la
politica era il centro di tutto, invece il giovane si dà da fare per
raggiungere l’obiettivo politico che poi da reduci sarà ricordato con
nostalgia: scopare.
Antifascista
Militante Pirla. Si distingue dal gruppo di cui sopra perché è quello
che sta in prima fila e dà i calcetti ai celerini, che rispondono prendendolo a
mazzate. Chissà perché.
Antifascista
Millantante. E’ il classico
tipo del “vorrei ma non posso”. E’ quello che accompagna una spinta ideale
degna di Gramsci con una pratica quotidiana degna di Topo Gigio. L’A.MLT.
conquisterebbe Santa Clara da solo, sfidando i perigli della jungla e
squartando a morsi l’intero esercito di Batista, se solo non fosse costretto a
letto da un febbrone a 37,2.
L’A.MLT. è anche detto
“L’Altruista”, perchè ha sempre da fare altro. Ha un’agenda talmente densa di
impegni che in confronto il Presidente della Repubblica è un fancazzista. La
sera prima del giorno X, indignato nell’imminenza dell’ora fatale, l’Altruista
si distingue per il vigore dell’eloquio. Dice: “Bisogna impedire a quei
maledetti stronzi di prendere la nostra città!! Perché noi siamo medaglia d’oro
della Resistenza e loro non devono passare, cazzo! NO PASARAN!!!”
“Quindi vieni?”
“Macchè. Ho il pranzo dai suoceri e mia moglie
se non vado m’incula”
Così, alle 12,30, mentre
l’Antifascista Militante affronta con afflato epico i manganelli della celere,
l’Antifascista Millantante affronta impavido e sempiterno un piatto di
tagliatelle.
Il
Democratico. Ha una fiducia smodata nel funzionamento del sistema
rappresentativo. Il concetto di rappresentanza è il motore della storia e
l’urna ne è il braccio armato. Nutre un rispetto sconfinato per il denaro, dato
che tutto sembra riconducibile al fatto che lui paga un botto di tasse e quindi
vediamo di non rompergli tanto i coglioni,
e a volte rasenta l’ignavia, perché ama delegare non solo le azioni
politiche, ma anche le opinioni (a parte quelle relative allo sport, tema su
cui il concetto di delega va a ramengo). E’ talmente ligio al comandamento del
“non occuparsi di ciò che compete ad altri” che a volte non si rende conto che
qualcun altro si sta occupando di ciò che compete a lui. Per esempio la
soddisfazione sessuale di sua moglie.
Il Mass
Mediologo. E’ governato dal sacro fuoco dell’utilitarismo e si
muove in base alla previsione di ciò che diranno i quotidiani il giorno dopo.
Ha la testa piena di titoli a caratteri cubitali, così alle 10 di domenica
mattina si prefigura un “La sinistra antagonista mette a soqquadro la città”, e
decide di non servire l’assist del vittimismo a Salvini. Mette il golfino
buono, raccatta la moglie e parte per trascorrere una serena domenica sui
colli. Ma mentre va su per Casaglia gli balena un agghiacciante “Trionfo
leghista nel silenzio complice di una città”. Inchioda, mette il freno a mano,
molla la moglie e si scapicolla di corsa verso il centro, gridando la sua
indignazione verso quegli stronzi menefreghisti che passano la domenica sui
colli. A metà di via S.Isaia comincia a temere che il titolo sarà “A perdifiato
contro il fascismo, quarantenne colpito da infarto”, ma non demorde, perché col
culo che si fecero i partigiani non è che noi possiamo lamentarci per un po’ di
fiatone. Poi, quando già sente le urla della canea lombarda in sottofondo e si
appresta a fare una deflagrante irruzione proletaria in Piazza, si dimentica
dei titoli del giorno dopo e gli torna in mente quello del mattino stesso:
“Moto Gp, il momento della verità”. Si ferma, si porta una mano alla tempia,
sussurra “oh cazzo”…e torna a casa a vedere Valentino.
Lo Storico
Avventista del Quarantaseiesimo Giorno. Denominazione del tutto casuale che
indica il tipo umano che ritiene superate le dicotomie che hanno segnato la
storia del Ventesimo Secolo: “fascismo/antifascismo”, “destra/sinistra”,
“socialismo/liberismo”. E’ talmente convinto dell’avanzata della Storia che
ritiene rottami del passato anche parole come “solidarietà”, “tolleranza”,
“cooperazione”.
“E lo Stato sociale? Anche quello è
superato??” gli chiedo.
“Eh no cazzo! Lo Stato Sociale è un gran gruppo!!!”, risponde entusiasta.
Ieri non si sa cosa abbia fatto,
perché chiedere a uno cosa ha fatto quando in città c’era l’infestazione
leghista è un cascame del passato.
Dovresti scrivere più spesso: sagaci e ironiche, ma fini rappresentazioni della realtà.
RispondiEliminaUn vero piacere leggerti.
Di fronte a tali complimenti, ammetto che anche per me è un piacere leggere te:-)
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