giovedì 11 luglio 2013

Lo zoo della politica



Che poi in fondo son tutti delle bestie.
Falchi, colombe, pitonesse…ormai incontri più animali in Parlamento che allo zoo di Pistoia.
Brunetta sembra un pinguino, non tanto per la statura, perché in classe con me alle medie c’era un pinguino alto 1,90, ma perché mi ricorda Danny De Vito.
Che siano alti uguale è ovviamente un caso.
Fassino invece sembra il collo di una giraffa. E’ così fragile, sembra sempre sul punto di spezzarsi ma non c’è niente da fare, st’infame non si spezza mai.
Cicchitto è una civetta. Uno di quei rapaci con gli occhi grandi che capita di trovarsi in mezzo alla strada, nelle fresche notti d’estate sulle strade di montagna, quando freni e aspetti paziente che se ne vada.
Ora sai che puoi tirare dritto.
E dopo magari, per sicurezza, metti anche la retro.
D’Alema, non ci sono dubbi, non può che essere la volpe. Come mi diceva sempre mio nonno, che di politica ne capiva poco ma di bestie ne ha viste tante, dalle volpi è meglio stare lontano perché c’hanno la rabbia.
Sapessi quanta ce n’abbiamo noi, nonno.
Grillo è un leone. Sta sempre lì a ruggire e a far casino e cianciare di rete, ma mica muove le chiappe lui. Bello svaccato comodo nella sua savana e il culo se lo fanno gli altri.
Solo una cosa non ho capito: cosa cazzo se ne fa di una rete nella savana?
Orfini sembra un koala buono, mi viene una gran voglia di accarezzarlo e di dargli le foglie di eucalipto, se non fosse che già una volta l’ho fatto e st’ ingordo s’è mangiato tutto l’albero.
E che cazzo Orfini, ma non ti puoi mangiare un kebab come tutti i giovani turchi?
Gasparri, si sa, è un camaleonte. Anche se a onor del vero bisogna riconoscergli che non è uno che cambia molte pelli.
Stronzo era e stronzo rimane.
Civati sembra una tortora, col piumaggio bello pulito e un’andatura nobile. Quello che non capisco è perché si ostini a fare il nido nello stesso albero in cui ha fatto il nido la volpe. Che poi la volpe ti abbaia contro, tu voli via e un cacciatore t’impallina. Dopo diventa un casino spiegare che è stata la volpe…
Fini somiglia al dodo, il celebre pennuto bizampoide mentinivoro destrorso.
Estinto.
Con tanti rimpianti.
Cioè…per il dodo, non per Fini.
Vendola è una papera. Parla pure come Donald Duck, che ancora non ho capito come mai Zio Paperone non dà una sberla per ogni sputacchio che gli parte.
Però finalmente ho capito perché Vendola strizza sempre gli occhi. Non sono mica tic.
Sono sputacchi che fanno centro.
Capezzone è un holoturia tubulosa, altrimenti detto cetriolo di mare.
Ma assai più spesso detto str…
Vabbè ci siam capiti.
L’unica differenza con lo stronzo è che lo stronzo è meglio non pestarlo.
Franceschini è uno struzzo, non tanto per somiglianza fisica ma perché mangia di tutto e nonostante gli incitamenti della folla non c’è mai nulla che gli vada per traverso.
Hanno perfino scritto la Legge di Murphy numero 1.256: “Se qualcosa può andare per traverso a Franceschini, non lo farà”   
La Santanché, l’ha detto lei stessa, è una pitonessa.
Ottimo, così c’è speranza che Louis Vuitton la noti e la renda borsetta.
Bersani è uno scimpanzè: uno di quelli con la crapa pelata, il sigaro in mano che sembra la banana, la risata sempre in canna ma l’aria spesso triste.
No Pier, non c’è più Tarzan, ti devi arrangiare da solo.
Nel partito come nella vita.
Speranza è quello col collo lungo e la faccia lunga e gli occhioni da orata.
La Lorenzin è quella col collo lungo e la faccia lunga e gli occhietti da jena.
Com’è confortante sapere che i nostri ospedali sono in mano sua. Metti sfiga dovessi ammalarmi vado a curarmi in Namibia.
Così scopro cosa se ne fa della rete quello là.
La Gelmini pensavo fosse una talpa, per via di sto fatto che non ci vede molto bene, ma poi m’è cascata sul tunnel e allora m’è venuto un dubbio: data l’ignoranza, non sarà mica una capra?
Boccia è una quaglia.
Non sto a spiegare perché.
La Russa è un paramecio.
Non so cosa sia, l’ho scordato, ma per fortuna anche di La Russa si sono perse un po’ le tracce e sto riuscendo a dimenticare pure lui.
Sì, so che è impossibile.
Poi c’è quello grande, il più importante di tutti, il bestione supremo. Per via di alcune malignità e di un vecchio modo di dire delle mie parti, relativo alle occupazioni preferite di tali simpatiche bestiole, mi verrebbe da pensare che sia un riccio.  Ma i ricci finiscono spesso sotto le macchine e a me in quel caso spiacerebbe davvero un sacco.
Non avere un tir.
Potrebbe essere un maiale, sempre per via dei suoi hobby, ma mica voglio pensare a lui ogni volta che mi ritrovo tra i denti una braciola. Allora forse un biscione, come logico, ma quello quando mai ha strisciato una volta in vita sua?
No, ho deciso che è qualcosa di più, qualcosa di leggendario e di mostruoso, la creatura più abominevole del mondo: il calamaro gigante!
Sto cazzo. Quello sta nascosto negli abissi e non si mostra mai, questo qua invece è sempre in tivù. No, non c’è niente da fare, bisogna rassegnarsi e riconoscere che quello non è una bestia, è qualcosa di più.
E’ il padrone dello zoo.
Poi ci sono tutti gli altri: alcuni sono conigli, per via della paura, altri sono vermi, per via del loro spirito etico, altri sono avvoltoi.
Altri ancora sono Renzi.
Poi c’è qualche sparuto dromedario, anima raminga nel deserto morale che ci circonda.
Infine ci siamo noi.
Anche noi siamo bestie, che volano e ronzano su questa enorme ed eterna massa maleodorante che ci avviluppa da sempre.
Siamo tante, siamo 60 milioni.
Di mosche.

2 commenti:

  1. Cordiale signore A nome della ANAdZ (Associazione Nazionale Abitanti dello Zoo) le intimiamo di rettificare il suo articolo e precisare che nessuno dei nostri membri da Lei improvvidamente citati ha mai avuto a che fare con gli umani di cui sopra. riteniamo estremamente offensivo l'essere paragonati a membri del parlamento italiano e rivendichiamo la nostra dignità animalesca, noi ci siamo loro ci fanno e questa è una differenza fondamentale.
    Bau Miao Groar CriCri Chicchirichì coccodè piopio ....

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    1. naturalmente si intende l'animale come modello, a cui il politico tende senza ovviamente riuscire nell'intento. Chiederei venia...se sapessi cos'è

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