Se c’è una cosa che ho capito, nel corso
della mia vita, è che non è per niente facile essere di sinistra. Da ragazzino
facevo il tifo per i Sandinisti del Nicaragua, che erano gli amici del popolo e
si chiamavano come un disco dei Clash. Mi puzzavano un casino di libertà e
chitarre sudamericane, ma l’America fece loro una lunga guerra, armò i Contras
e vinse nel modo più beffardo. Nel limpido esercizio della democrazia, il
popolo votò contro i Sandinisti e quel sogno finì.
Poi mi appassionai alla politica locale,
perché se hai 16 anni e vuoi far colpo sulle ragazze il basket non basta, ci
vuole anche quell’aria da uomo che ne ha viste tante, tipica di un giovane
comunista di fine anni ‘80. Riposi le mie Nike in un angolo ben nascosto, misi
l’eskimo del fratello più grande e andai ai miei primi cortei, a gridare contro
la Democrazia Cristiana e a invocare le ragioni supreme dell’inevitabile futuro
socialista. Il risultato fu forse il crollo della Democrazia Cristiana?
Stocazzo.
Crollò il comunismo.
Anche a quel giro della storia,
l’ipotesi di un futuro migliore era rimandata. Fu comunque un’esaltante periodo
di crescita interiore in cui spesi tutte le mie paghette ne “Il Manifesto”. Totale
ragazze conquistate grazie all’esibizione del Manifesto nella tasca dell’Eskimo:
0.
Senza farmi scoraggiare passai a
“Cuore”, perché costava meno e già allora si intuiva che era meglio riderci sopra piuttosto che
incazzarsi come dei puma. Con l’arma mai spuntata della risata seppellimmo la
Dc, il Psi, il Pri, il Pli, cacciammo a calci Craxi e Andreotti, Forlani e
Zanone, Altissimo e De Michelis. Anche Intini, che a ripensarci ora mi sembra
simpatico persino Capezzone e due calci in più forse era il caso di darglieli.
Solo noi restavamo in piedi, solo la mia sinistra si era dimostrata pulita ed
era pronta a prendere in mano le redini del paese, per condurlo verso la terra
promessa dell’uguaglianza e della felicità.
Stocazzo numero due.
Successe quella cosa brutta, l’avvento
di quel tipo, quello con la tv e il calcio, che disse “scendo in campo” e noi
tutti a ridere, perché nella mente e nel cuore avevamo Lenin e Gramsci, Che
Guevara e Berlinguer, mica Van Basten e Beruschi.
Per due anni dovetti giurare davanti ai
compagni di non avere mai visto “Drive In” in vita mia. E non era facile,
perché i compagni erano bravi: ti dicevano a bruciapelo “tette di Tinì
Cansino!” e studiavano la tua reazione. Se l’occhio pallava, il gozzo
sobbalzava e la bavetta fuoriusciva, eri fottuto. Non ho mai capito dove
avessero studiato tante informazioni sul programma del nemico…
Nel frattempo mi ero iscritto a storia.
Era appassionante perché si studiava l’incessante progressione del movimento
proletario mondiale: la Gloriosa Rivoluzione Russa, che resistette al nemico
nazista, conquistò per prima lo spazio e culminò nei gulag stalinisti; l’Eroica
Resistenza Italiana, che pianse migliaia di morti, si fece il culo quadro per
cacciare i tedeschi e si vide scippare il futuro da quattro preti farciti di
dollari; la Mitica Rivoluzione Cubana, che tirò un sonoro ceffone all’America,
fece sognare un continente intero e creò la leggenda del Che, un uomo così figo
che quasi quasi un pensierino ce l’avrei fatto pure io. In quei giorni
all’università io mica ci credevo che a Cuba non c’erano i diritti e che la
libertà fosse diventata il mito che non c’è. Fanculo i dissidenti, fanculo
l’embargo, fanculo l’America!!
Stocazzo numero tre.
Poi raggranellai qualche altro stocazzo
in qua e in là, un po’ di delusioni sparse, con alcune perle indimenticabili:
tipo il primo Presidente del Consiglio ex-comunista che se ne sbatte della
Costituzione e bombarda uno Stato a noi vicino.
Comunista.
Ora, non voglio dare giudizi di
merito…indagare se quelle bombe fossero giuste, o umanitarie, o intelligenti.
Voglio solo bestemmiare.
Ma non voglio sembrare uno che si piange
troppo addosso. Nel frattempo abbiamo anche vinto le elezioni, per ben due
volte. Guidati da un democristiano, certo, ma che stiamo a fare le punte ai
Presidenti del Consiglio? Tanto quei governi son durati poco, ce li hanno fatti
cadere quei maledetti stronzi.
Dei fascisti?
Stocazzo numero tre o quattrocento.
Quegli stronzi dei comunisti, è ovvio. Vanno anche
capiti: c’è un democristiano al governo, cosa fai, non gli dai addosso?
Che malessere.
Ma finalmente ora è tutto finito. Il partito, quello a
cui per tanti anni ho consegnato in pegno la mia croce, ha rinunciato
definitivamente a essere di sinistra. Io per sicurezza non lo votavo mica più, perché mi era venuto
un dubbio: ma se ogni battaglia si conclude sempre con noi che ci diciamo “io c’ero” e “c’abbiamo
provato”, non è che per caso portiamo un po’ sfiga?
Vabbè, chi se ne frega…almeno ora ho un peso in meno sul
cuore e gliel’ho cantata chiara, ai miei vecchi compagni. “Avete distrutto la
sinistra”, gli ho detto, “ma la mia memoria non l’avrete mai!”
“Non ci serve la memoria compagno”, mi han risposto,
“abbiam le cassette”.
E se ne sono andati con occhio pallato, pronti a
immergersi nelle magnifiche, progressive e liberali, tette di Tinì Cansino.
Bellissimo post ma...che amarezza!
RispondiEliminaA me lo dici? Le cassette mi si son smagnetizzate tutte...
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