lunedì 29 aprile 2013

Non è per niente facile essere di sinistra...


Se c’è una cosa che ho capito, nel corso della mia vita, è che non è per niente facile essere di sinistra. Da ragazzino facevo il tifo per i Sandinisti del Nicaragua, che erano gli amici del popolo e si chiamavano come un disco dei Clash. Mi puzzavano un casino di libertà e chitarre sudamericane, ma l’America fece loro una lunga guerra, armò i Contras e vinse nel modo più beffardo. Nel limpido esercizio della democrazia, il popolo votò contro i Sandinisti e quel sogno finì.
Poi mi appassionai alla politica locale, perché se hai 16 anni e vuoi far colpo sulle ragazze il basket non basta, ci vuole anche quell’aria da uomo che ne ha viste tante, tipica di un giovane comunista di fine anni ‘80. Riposi le mie Nike in un angolo ben nascosto, misi l’eskimo del fratello più grande e andai ai miei primi cortei, a gridare contro la Democrazia Cristiana e a invocare le ragioni supreme dell’inevitabile futuro socialista. Il risultato fu forse il crollo della Democrazia Cristiana?
Stocazzo.
Crollò il comunismo.
Anche a quel giro della storia, l’ipotesi di un futuro migliore era rimandata. Fu comunque un’esaltante periodo di crescita interiore in cui spesi tutte le mie paghette ne “Il Manifesto”. Totale ragazze conquistate grazie all’esibizione del Manifesto nella tasca dell’Eskimo: 0.
Senza farmi scoraggiare passai a “Cuore”, perché costava meno e già allora si intuiva che era meglio riderci sopra piuttosto che incazzarsi come dei puma. Con l’arma mai spuntata della risata seppellimmo la Dc, il Psi, il Pri, il Pli, cacciammo a calci Craxi e Andreotti, Forlani e Zanone, Altissimo e De Michelis. Anche Intini, che a ripensarci ora mi sembra simpatico persino Capezzone e due calci in più forse era il caso di darglieli. Solo noi restavamo in piedi, solo la mia sinistra si era dimostrata pulita ed era pronta a prendere in mano le redini del paese, per condurlo verso la terra promessa dell’uguaglianza e della felicità.
Stocazzo numero due.
Successe quella cosa brutta, l’avvento di quel tipo, quello con la tv e il calcio, che disse “scendo in campo” e noi tutti a ridere, perché nella mente e nel cuore avevamo Lenin e Gramsci, Che Guevara e Berlinguer, mica Van Basten e Beruschi.
Per due anni dovetti giurare davanti ai compagni di non avere mai visto “Drive In” in vita mia. E non era facile, perché i compagni erano bravi: ti dicevano a bruciapelo “tette di Tinì Cansino!” e studiavano la tua reazione. Se l’occhio pallava, il gozzo sobbalzava e la bavetta fuoriusciva, eri fottuto. Non ho mai capito dove avessero studiato tante informazioni sul programma del nemico…
Nel frattempo mi ero iscritto a storia. Era appassionante perché si studiava l’incessante progressione del movimento proletario mondiale: la Gloriosa Rivoluzione Russa, che resistette al nemico nazista, conquistò per prima lo spazio e culminò nei gulag stalinisti; l’Eroica Resistenza Italiana, che pianse migliaia di morti, si fece il culo quadro per cacciare i tedeschi e si vide scippare il futuro da quattro preti farciti di dollari; la Mitica Rivoluzione Cubana, che tirò un sonoro ceffone all’America, fece sognare un continente intero e creò la leggenda del Che, un uomo così figo che quasi quasi un pensierino ce l’avrei fatto pure io. In quei giorni all’università io mica ci credevo che a Cuba non c’erano i diritti e che la libertà fosse diventata il mito che non c’è. Fanculo i dissidenti, fanculo l’embargo, fanculo l’America!!
Stocazzo numero tre.
Poi raggranellai qualche altro stocazzo in qua e in là, un po’ di delusioni sparse, con alcune perle indimenticabili: tipo il primo Presidente del Consiglio ex-comunista che se ne sbatte della Costituzione e bombarda uno Stato a noi vicino.
Comunista.
Ora, non voglio dare giudizi di merito…indagare se quelle bombe fossero giuste, o umanitarie, o intelligenti.
Voglio solo bestemmiare.
Ma non voglio sembrare uno che si piange troppo addosso. Nel frattempo abbiamo anche vinto le elezioni, per ben due volte. Guidati da un democristiano, certo, ma che stiamo a fare le punte ai Presidenti del Consiglio? Tanto quei governi son durati poco, ce li hanno fatti cadere quei maledetti stronzi.
Dei fascisti?
Stocazzo numero tre o quattrocento.
Quegli stronzi dei comunisti, è ovvio. Vanno anche capiti: c’è un democristiano al governo, cosa fai, non gli dai addosso?
Che malessere.
Ma finalmente ora è tutto finito. Il partito, quello a cui per tanti anni ho consegnato in pegno la mia croce, ha rinunciato definitivamente a essere di sinistra. Io per sicurezza non lo votavo mica più, perché mi era venuto un dubbio: ma se ogni battaglia si conclude sempre con noi che ci diciamo “io c’ero” e “c’abbiamo provato”, non è che per caso portiamo un po’ sfiga?
Vabbè, chi se ne frega…almeno ora ho un peso in meno sul cuore e gliel’ho cantata chiara, ai miei vecchi compagni. “Avete distrutto la sinistra”, gli ho detto, “ma la mia memoria non l’avrete mai!”
“Non ci serve la memoria compagno”, mi han risposto, “abbiam le cassette”.
E se ne sono andati con occhio pallato, pronti a immergersi nelle magnifiche, progressive e liberali, tette di Tinì Cansino.



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