Adoro Maurizio
Landini. Tutte le volte che lo vedo in televisione sento salirmi dentro una eco
lontana di lotte proletarie, di sudore condiviso, di canti popolari e mani
serrate sulla chiave inglese, che non si sa mai. Quando la sua oratoria
fiammeggiante tracima dagli altoparlanti non c’è muro che la contenga: sfonda il portone di casa, dilaga sulle scale, invade gli appartamenti altrui e conquista
il condominio intero. Le conseguenze sono imprevedibili: il notaio Panzacchi, che
vive al terzo piano e non ha mai votato più a sinistra di Storace, ha mollato
tutto, si è iscritto alla Fiom e ora stampa lamiere per la GD; la signora
Sgargi ha sfanculato i quattro figli e ha fatto testamento a favore del reparto
pressa di Pomigliano; Michelle, noto parrucchiere del centro, s’è fatto crescere
la barba, gira in canottiera e si spalma il grasso da moto nei capelli, perché dice
che la classe operaia è fashion.
Intanto il
barboncino di Pinotti, che s’è incazzato, abbaia l’Internazionale.
Dopo aver visto
compiersi questi prodigi, grazie alla sola voce del mio adorato, come non credere
che grazie a lui tutto sia possibile? Persino le cose più assurde,
inconcepibili, inaudite!
Tipo l’esistenza
della sinistra.
Così ieri mi
reco a sentirlo dal vivo, in occasione di un dibattito a sostegno del
referendum sulla scuola, quello che vede tutta la sinistra unita contro il suo
avversario più tenace: il Pd.
Gli oratori che
lo precedono fanno un esauriente quadro della situazione, riassumibile in poche
parole: "C’abbiam messo 1000 anni a togliere la scuola ai preti e ora voi gliela ridate?"
Sottotitolo dell'esposizione: "Ma sarete
stronzi?"
A me, confesso,
girano le balle, perché prima del mio eroe parla una tizia della Cgil che
sembra dare ragione alla tesi di Grillo sulla necessaria estinzione dei
sindacati. Con un' enfasi da scuola quadri anni 70, le pause retoriche di
craxiana memoria e lo sguardo da “io so tutto”, addormenta 18 pensionati in tre
minuti, scazza tutti i dati e genera una diaspora di massa verso la scuola
privata.
Poi tocca a Lui.
C’è da dire che
l’attesa non è per nulla spasmodica, non è che dodici pullman scesi da Rovigo o
una delegazione di fan di Sidney possano far pensare chissà cosa. E’ anche del
tutto irrilevante che ci siano 48 sbarbine liceali in prima fila che si strappano le
magliette e gettano i reggiseni sul palco. E’ semmai deplorevole che facciano
la stessa cosa le 48 pensionate della seconda fila, ma per la gloria del proletariato s'è subito di peggio.
Comunque c’è un
buon clima, l’aria densa di umori si taglia con un coltello e il formaggio
portato da Michelle anche, perché l’aria fritta raccontata dalla sindacalista c’ha
messo un po’ di languorino e così…
Maurizio inizia
a parlare. Dice solo: “Sono un po’ stanco…”
E’ subito boato!
In galleria fanno la ola, in platea si stappa champagne, le liceali si
strappano i capelli, le pensionate i baffi e i pensionati in terza fila le
dentiere. Le iscrizioni alla Fiom salgono del 28%, con anche un nuovo iscritto alle
Cayman, e a Marchionne va di traverso un chicco di caviale beluga invecchiato
12 anni, spalmato di foie gras, intinto nell’aceto balsamico, ricoperto di
praline di tartufo bianco di Alba, aromatizzato all’aragosta e verniciato di
oro zecchino. E per fortuna che c’è Landini perché se devi augurarglielo è un
casino: “T’andasse di traverso un chicco di caviale beluga invecchiato 12 anni,
spalmato...”, e ti sei già scordato.
Poi Maurizio
inizia a parlare a braccio, con passione, ricordando a tutti il perché nella
Costituzione italiana c’è scritto che la scuola è e deve rimanere pubblica. Un
senso di ipnosi collettiva si impadronisce della sala, sembra che Landini ci
abbia in pugno tutti quanti. Per quello che mi riguarda, potrebbe anche chiedermi
di andare a votare per Capezzone e io ci andrei.
Uhm...beh forse proprio
per Capezzone no. Ma per esempio
il Pd, se Maurizio me lo chiedesse, potrei anche votarlo.
Ma cosa vado a
pensare, figurati se Landini mi chiede di votare per il Partito Democristiano.
Intanto la sua
oratoria decolla. Crescono i decibel, vibrano i diapason, si frantumano gli
amplifon. Un umarell si alza dalla platea e grida: “Sciopero perdio!!!”. La moglie
gli tira la giacca: “Ma cosa scioperi Mario, che sei disoccupato?! Prendi la
pillola e stai buonino, su”
Il cane di
Pinotti attacca Bella ciao e noi tutti ci sentiamo partecipi di un grande
movimento che parte dalla Resistenza, passa per Che Guevara, beve un
buon rosso con Berlinguer e culmina negli asili pubblici della città di
Bologna.
Poi Maurizio tira
un ultimo acuto e conclude. La sala esplode, le pensionate non san più cosa
tirare e così tiran delle madonne, la Fiom vola al 98% di gradimento e i
bambini chiedono a Babbo Natale di regalargli un set di chiavi inglesi.
“Grande!”, grido
io.
“Mitico!”,
sottolinea la sala.
“Socmel!”,
ammette la tipa della Cgil.
E’ un trionfo.
Si contano tonnellate di donazioni per il referendum, 450 nuovi volontari e la
certezza inconfutabile che votare A, porca pupazza, è l’ultima cosa rimasta.
In questo cazzo
di paese di serie B.