C’avevo un pub che
era sempre pieno di gente e quando starnutivi qualcuno che ti diceva “salute”
lo trovavi, perché in quei tempi a Bologna si era molto educati.
Solo la sera.
C’avevo un pub che
tutti i venerdì dovevo buttare fuori la gente a calci e siccome non bastava
dovevo chiamare la Protezione Civile e i pompieri e l’esercito. Ma quegli
stronzi erano pertinaci e allora dovevo fingere che c’era il terremoto e gli
stronzi erano ancora più contenti perché ballare col terremoto che ti scuote il
culo pare sia una figata.
Allora c’ ho sparato col
fucile.
Stronzi.
C’avevo un pub che
quando ancora si fumava la gente ci veniva apposta per fumare. E quando non si
fumava più veniva apposta per non fumare. Così una volta ho messo un cartello
con scritto “si può pescare” e la gente ha iniziato a venire con la canna, gli
stivaloni e i bigattini.
Poi han smesso perché
c’era poco pesce.
Io comunque una carpa
una volta l’ho presa.
Inetti.
Inetti.
C’avevo un pub che
c’era sto tizio che c’aveva un cane sulla schiena. Ma secondo noi c’aveva anche
altre bestie che gli giravano qua e là, ma abbiam pensato che non era il caso
di indagare oltre.
Comunque gli abbiamo
anche voluto bene, ogni tanto.
C’avevo un pub che ci
venivano tutti quelli che fanno il cinema, a dire che facevano il cinema e
tutti noi a dire “che figo fare il cinema”, così ci siamo cascati e abbiamo
detto “facciamo anche noi il cinema”.
Gonzi.
Gonzi.
Anche più di
loro, che almeno erano gonzi originali.
C’avevo un pub che
tutti i venerdì sembrava di stare a Bahia, perché era pieno di brasiliani e
brasiliane e disperati italiani che vanno in Brasile a scopare le brasiliane, che
infatti in quei momenti la disperazione dice che un po’ gli passa, poi tornano
insieme alle brasiliane e ai figli avuti dalle brasiliane e vanno tutti i
venerdì sera nel mio pub a ballare e quando è ora di chiudere gli devo sparare.
Allora tornano a casa, a chiedersi come mai le brasiliane basta sposarle che da
modelle diventano campane del vetro.
Dice che in quei momenti la
disperazione un po’ gli torna.
C’avevo un pub che
c’abbiamo preso delle grandi sbronze molto partecipate, perché bevevamo litri di rum e fusti
di birra e damigiane di vino. Poi ballavamo il rock’n’roll tutti nudi sui
tavoli e quando l’atmosfera diventava bollente perdevamo ogni
inibizione e lo facevamo. Sì… senza ritegno, senza pudore e senza vergogna ci
trasformavamo in luridi porci e lo facevamo.
Andavamo a mangiare
le pizzette rancide da Mi Furner.
Erano molto buonissime.
Erano molto buonissime.
C’avevo un pub che c'aveva
tutta una cascata di lucine che una volta uno che era cinese ma non veniva
dalla Cina eppure aveva una guardia del corpo pakistana gli ha dato una botta e son partite tutte.
Poi son tornate.
C’avevo un pub che
poi in realtà ce n’ho avuti due. Il primo c’aveva una cantina con delle
pantegane grandi come degli squali, cattive come delle suocere e sporche come
il Gange. Per farle fuori usavo l’iprite, che mi erano rimasti dei flaconi
dalla Guerra di Libia. Credo fosse scaduta, ma le pantegane non se ne sono mai
lamentate.
C’avevo un pub che
quando ce l’avevo c’era ancora il basket a Bologna.
E c’erano i giocatori
americani che mi raccontavano di quando giocavano nei Knickerbockers e dovevano
marcare Jordan. E allora cosa sono mai i piccoli problemi della tua vita?
Pensa a lui che deve marcare Jordan.
Pensa a lui che deve marcare Jordan.
C’avevo sto pub che
anche a Capodanno c’era sempre un sacco di gente e ci dicevamo che era bello
lavorare a Capodanno perché almeno non ti dovevi chiedere “cosa faccio a
Capodanno?”. Ma erano tutte storie, perché io adesso so benissimo come passare
il Capodanno: mi chiedo “cosa faccio a Capodanno?”.
E continuo a chiedermelo.
Poi il giorno della
Befana smetto.
C’avevo un pub che si
parlava di politica, ma era più bello che parlarne adesso perché non eravamo tutti d’accordo. Poi era anche più
difficile, ti dovevi inventare qualcosa di originale per azzeccarci. Ora son
capaci tutti, dici “Pd merda!”, e fine.
Hai fatto la politica.
Hai fatto la politica.
C’avevo un pub che
sopra da una parte ci viveva uno che era uno stronzo che si lamentava del casino
e dall’altra c’erano degli altri che erano dei bravi ragazzi e non c’è mai
stata nessuna lamentela.
Abbiamo tollerato il
casino che facevano.
Perchè siamo brava gente noi che c' abbiamo i pub.
Perchè siamo brava gente noi che c' abbiamo i pub.
C’avevo un pub che
quando Arturo si ubriacava non era mica facile andare a dirgli che non si
doveva sedere insieme alle ragazzine di 20 anni. Perché Arturo era 1,90, era
grasso, era brutto e puzzava di uno ubriaco e alle ragazzine non gli piaceva tantissimo.
Credo fosse anche una
brava persona.
Forse.
C’avevo un pub che
era sempre pieno di musica bellissima, perché io di musica non ci capisco un
cazzo ma per fortuna tutti a Bologna capiscono tutto di tutto, così un po’ di
buona musica la trovi sempre.
C’avevo un pub dove
facevamo il cabaret e i concerti e i cortometraggi, ma la cosa che ci veniva
meglio erano comunque le sbronze.
C’avevo un pub che
quando tiravi giù la serranda ed era fine maggio c’era il profumo dei tigli in
fiore ed era bellissimo andare a casa in bicicletta, ma se la tiravi giù a gennaio
era un freddo della madonna e ad agosto era un caldo porco.
Però non è che siccome a Bologna il tempo fa schifo puoi lasciare la serranda su.
Però non è che siccome a Bologna il tempo fa schifo puoi lasciare la serranda su.
Comunque anche tirarla giù a settembre
non era male mentre a ottobre così così.
C’avevo un pub che
era poi fatto da tutti i ragazzi che venivano al pub, che era un sacco di
gente grandi, piccoli, biondi, mori, giovani, vecchi, ragazze, uomini,
stranieri, italiani, neri, rossi.
Qualcuno anche
simpatico.
C’avevo il pub di cui
tutti dicevano che le bariste del mio pub erano le bariste più belle di
Bologna. Che è la tipica cosa che dicono i clienti alle bariste per cercare di
ottenere favori sessuali o, meglio, favori alcolici.
C’avevo comunque il
pub con le bariste più belle di Bologna.
C’avevo un pub che in
realtà ce l’avevano anche altri due.
C’avevo un pub che
era così tanto pieno di gente, che alla fine l’abbiam dovuto chiudere.
Perché non c’era abbastanza gente.
Perché non c’era abbastanza gente.
mi stupisci ogni volta!
RispondiEliminaGrazie! Tra l'altro hai una foto molto bella :-)
RispondiEliminaKeaton mi rappresenta bene: rendere gli altri felici (o almeno allegri) pur mantenendo un carattere introverso.
Eliminac'avevi un pub che ci si poteva anche fare la festa di matrimonio
RispondiElimina;-)
che però quella me la ricordo poco perchè oltre che il pub c'avevo la ciucca
RispondiEliminaio ci ho lavorato in un pub, anzi in piú di uno...
RispondiEliminail tuo, il vostro, sí che me lo ricordo, non é che ci andassi spesso, abito un po' lontano, ma ogni volta che andavo (venivo?) a Bologna passavo da lí. perché poi ti incontravi con un sacco di gente che se no come facevi a chiamarli tutti!!
peró quelle volte che "lo facevate" non me lo hai mica detto!
in quanto alla musica lo sai che sono un noioso, ma é vero che c'era sempre della bella musica, che poi piacesse a me, sempre, é un altro conto
nel pub dove lavoravo non c'erano delle gran belle bariste...
erano meglio le clienti!
solo che poi loro andavano da un'altra parte e io rimanevo al pub a aspettare di tirare giú la serranda...
besos
Io ci sono stato nel pub dove lavoravi tu, ma mica quando ci lavoravi, porcaccia zozza. Mi son perso un po' di favori alcolici...
RispondiEliminaPeccato che non sia più aperto.... con i favori alcovici forse oggi molte coppie eviterebbero di scoppiare
RispondiEliminaC’era un Pub in Via Saragozza che era proprio sotto la mia camera da letto...
RispondiEliminaNelle serate di festa non era possibile studiare o dormire e pure il rubinetto del bagno avvertiva i bassi della musica.
Bastava affacciarsi dalla finestra della mia camera (che si apriva proprio sotto il portico)e si poteva conversare con i clienti del bar.
Questo Bar si chiamava Never e dentro ci trovavi sempre i due Poli.
Si poteva scendere da casa per chiedere di riempire una caraffa di birra.
Si poteva scendere per un panino quando non si aveva nulla in dispensa (spesso!)
Si poteva scendere da casa per bere l’aperitivo.
Si poteva tornare a chiusura per il bicchiere della staffa.
Si poteva rompere le balle ben oltre l’orario di chiusura, per vendicarsi di quando avrei voluto dormire e non mi era possibile farlo!
Si poteva scendere e fare 2 4 6 8 100 chiacchiere sia con i Poli che con perfetti sconosciuti.
Era bello essere d’accordo e pure non esserlo.
In quel bar accettavano tutti, ma proprio tutti, anche i brianzoli con l’ombrello come me.
A quei tempi ero uno studente del DAMS e avevo i capelli, pochi ma c’erano.
A quei tempi ogni sera una diversa e poi sempre la stessa...
Ciao ciao Never, Bella, ciao!!!