venerdì 3 maggio 2013

C'avevo un pub



C’avevo un pub che era sempre pieno di gente e quando starnutivi qualcuno che ti diceva “salute” lo trovavi, perché in quei tempi a Bologna si era molto educati.
Solo la sera.
C’avevo un pub che tutti i venerdì dovevo buttare fuori la gente a calci e siccome non bastava dovevo chiamare la Protezione Civile e i pompieri e l’esercito. Ma quegli stronzi erano pertinaci e allora dovevo fingere che c’era il terremoto e gli stronzi erano ancora più contenti perché ballare col terremoto che ti scuote il culo pare sia una figata.
Allora c’ ho sparato col fucile.
Stronzi.
State a casa vostra.

C’avevo un pub che quando ancora si fumava la gente ci veniva apposta per fumare. E quando non si fumava più veniva apposta per non fumare. Così una volta ho messo un cartello con scritto “si può pescare” e la gente ha iniziato a venire con la canna, gli stivaloni e i bigattini.
Poi han smesso perché c’era poco pesce.
Io comunque una carpa una volta l’ho presa.
Inetti.
C’avevo un pub che c’era sto tizio che c’aveva un cane sulla schiena. Ma secondo noi c’aveva anche altre bestie che gli giravano qua e là, ma abbiam pensato che non era il caso di indagare oltre.
Comunque gli abbiamo anche voluto bene, ogni tanto.
C’avevo un pub che ci venivano tutti quelli che fanno il cinema, a dire che facevano il cinema e tutti noi a dire “che figo fare il cinema”, così ci siamo cascati e abbiamo detto “facciamo anche noi il cinema”. 
Gonzi.
Anche più di loro, che almeno erano gonzi originali.
C’avevo un pub che tutti i venerdì sembrava di stare a Bahia, perché era pieno di brasiliani e brasiliane e disperati italiani che vanno in Brasile a scopare le brasiliane, che infatti in quei momenti la disperazione dice che un po’ gli passa, poi tornano insieme alle brasiliane e ai figli avuti dalle brasiliane e vanno tutti i venerdì sera nel mio pub a ballare e quando è ora di chiudere gli devo sparare. Allora tornano a casa, a chiedersi come mai le brasiliane basta sposarle che da modelle diventano campane del vetro.
Dice che in quei momenti la disperazione un po’ gli torna.
C’avevo un pub che c’abbiamo preso delle grandi sbronze molto partecipate, perché bevevamo litri di rum e fusti di birra e damigiane di vino. Poi ballavamo il rock’n’roll tutti nudi sui tavoli e quando l’atmosfera diventava bollente perdevamo ogni inibizione e lo facevamo. Sì… senza ritegno, senza pudore e senza vergogna ci trasformavamo in luridi porci e lo facevamo.
Andavamo a mangiare le pizzette rancide da Mi Furner.
Erano molto buonissime.
C’avevo un pub che c'aveva tutta una cascata di lucine che una volta uno che era cinese ma non veniva dalla Cina eppure aveva una guardia del corpo pakistana gli ha dato una botta e son partite tutte.
Poi son tornate.
C’avevo un pub che poi in realtà ce n’ho avuti due. Il primo c’aveva una cantina con delle pantegane grandi come degli squali, cattive come delle suocere e sporche come il Gange. Per farle fuori usavo l’iprite, che mi erano rimasti dei flaconi dalla Guerra di Libia. Credo fosse scaduta, ma le pantegane non se ne sono mai lamentate.
C’avevo un pub che quando ce l’avevo c’era ancora il basket a Bologna.
E c’erano i giocatori americani che mi raccontavano di quando giocavano nei Knickerbockers e dovevano marcare Jordan. E allora cosa sono mai i piccoli problemi della tua vita? 
Pensa a lui che deve marcare Jordan.
C’avevo sto pub che anche a Capodanno c’era sempre un sacco di gente e ci dicevamo che era bello lavorare a Capodanno perché almeno non ti dovevi chiedere “cosa faccio a Capodanno?”. Ma erano tutte storie, perché io adesso so benissimo come passare il Capodanno: mi chiedo “cosa faccio a Capodanno?”.
E continuo a chiedermelo.
Poi il giorno della Befana smetto.
C’avevo un pub che si parlava di politica, ma era più bello che parlarne adesso perché non eravamo tutti d’accordo. Poi era anche più difficile, ti dovevi inventare qualcosa di originale per azzeccarci. Ora son capaci tutti, dici “Pd merda!”, e fine. 
Hai fatto la politica.
C’avevo un pub che sopra da una parte ci viveva uno che era uno stronzo che si lamentava del casino e dall’altra c’erano degli altri che erano dei bravi ragazzi e non c’è mai stata nessuna lamentela.
Abbiamo tollerato il casino che facevano.
Perchè siamo brava gente noi che c' abbiamo i pub.
C’avevo un pub che quando Arturo si ubriacava non era mica facile andare a dirgli che non si doveva sedere insieme alle ragazzine di 20 anni. Perché Arturo era 1,90, era grasso, era brutto e puzzava di uno ubriaco e alle ragazzine non gli piaceva tantissimo.
Credo fosse anche una brava persona.
Forse.
C’avevo un pub che era sempre pieno di musica bellissima, perché io di musica non ci capisco un cazzo ma per fortuna tutti a Bologna capiscono tutto di tutto, così un po’ di buona musica la trovi sempre.
C’avevo un pub dove facevamo il cabaret e i concerti e i cortometraggi, ma la cosa che ci veniva meglio erano comunque le sbronze.
C’avevo un pub che quando tiravi giù la serranda ed era fine maggio c’era il profumo dei tigli in fiore ed era bellissimo andare a casa in bicicletta, ma se la tiravi giù a gennaio era un freddo della madonna e ad agosto era un caldo porco. 
Però non è che siccome a Bologna il tempo fa schifo puoi lasciare la serranda su.
Comunque anche tirarla giù a settembre non era male mentre a ottobre così così.
C’avevo un pub che era poi fatto da tutti i ragazzi che venivano al pub, che era un sacco di gente grandi, piccoli, biondi, mori, giovani, vecchi, ragazze, uomini, stranieri, italiani, neri, rossi.
Qualcuno anche simpatico.
C’avevo il pub di cui tutti dicevano che le bariste del mio pub erano le bariste più belle di Bologna. Che è la tipica cosa che dicono i clienti alle bariste per cercare di ottenere favori sessuali o, meglio, favori alcolici.
C’avevo comunque il pub con le bariste più belle di Bologna.
C’avevo un pub che in realtà ce l’avevano anche altri due.
C’avevo un pub che era così tanto pieno di gente, che alla fine l’abbiam dovuto chiudere. 
Perché non c’era abbastanza gente.

9 commenti:

  1. Grazie! Tra l'altro hai una foto molto bella :-)

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    1. Keaton mi rappresenta bene: rendere gli altri felici (o almeno allegri) pur mantenendo un carattere introverso.

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  2. c'avevi un pub che ci si poteva anche fare la festa di matrimonio
    ;-)

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  3. che però quella me la ricordo poco perchè oltre che il pub c'avevo la ciucca

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  4. io ci ho lavorato in un pub, anzi in piú di uno...
    il tuo, il vostro, sí che me lo ricordo, non é che ci andassi spesso, abito un po' lontano, ma ogni volta che andavo (venivo?) a Bologna passavo da lí. perché poi ti incontravi con un sacco di gente che se no come facevi a chiamarli tutti!!
    peró quelle volte che "lo facevate" non me lo hai mica detto!
    in quanto alla musica lo sai che sono un noioso, ma é vero che c'era sempre della bella musica, che poi piacesse a me, sempre, é un altro conto
    nel pub dove lavoravo non c'erano delle gran belle bariste...
    erano meglio le clienti!
    solo che poi loro andavano da un'altra parte e io rimanevo al pub a aspettare di tirare giú la serranda...
    besos

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  5. Io ci sono stato nel pub dove lavoravi tu, ma mica quando ci lavoravi, porcaccia zozza. Mi son perso un po' di favori alcolici...

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  6. Peccato che non sia più aperto.... con i favori alcovici forse oggi molte coppie eviterebbero di scoppiare

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  7. C’era un Pub in Via Saragozza che era proprio sotto la mia camera da letto...
    Nelle serate di festa non era possibile studiare o dormire e pure il rubinetto del bagno avvertiva i bassi della musica.
    Bastava affacciarsi dalla finestra della mia camera (che si apriva proprio sotto il portico)e si poteva conversare con i clienti del bar.
    Questo Bar si chiamava Never e dentro ci trovavi sempre i due Poli.
    Si poteva scendere da casa per chiedere di riempire una caraffa di birra.
    Si poteva scendere per un panino quando non si aveva nulla in dispensa (spesso!)
    Si poteva scendere da casa per bere l’aperitivo.
    Si poteva tornare a chiusura per il bicchiere della staffa.
    Si poteva rompere le balle ben oltre l’orario di chiusura, per vendicarsi di quando avrei voluto dormire e non mi era possibile farlo!
    Si poteva scendere e fare 2 4 6 8 100 chiacchiere sia con i Poli che con perfetti sconosciuti.
    Era bello essere d’accordo e pure non esserlo.
    In quel bar accettavano tutti, ma proprio tutti, anche i brianzoli con l’ombrello come me.
    A quei tempi ero uno studente del DAMS e avevo i capelli, pochi ma c’erano.
    A quei tempi ogni sera una diversa e poi sempre la stessa...
    Ciao ciao Never, Bella, ciao!!!

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