domenica 12 maggio 2013

A Est!



L’est è quel posto che c'arrivi se vai verso destra e segui il sole che viene su. Poi quando passa mezzogiorno devi smettere di seguirlo sennò torni a ovest e non va bene.
Specie se vuoi andare a est.
L’est è quella terra ricchissima dove tutto sembra povero e le sigarette costano talmente poco che è da sciocchi non fumare all’est.
L’est ha i palazzoni austeri degli imperi che non ci sono più e i palazzoni fatiscenti della miseria che ci sarà sempre, ha i bambini che giocano in strada e i cani randagi che ti ringhiano ai polpacci.
Non è facile volergli bene ai cani randagi mentre ai bambini di più.

L’est sono le foreste infinite dei Balcani, la strada che le taglia e punta l’orizzonte e se giri a sinistra a quel punto vai a nord e arrivi a Praga.
Là c’è la birra buona e le notti a Mala Strana, con poca gente in giro, le case storte e le luci sulla Moldava. C’è il rumore di passi nei vicoli, il castello, un ponte e il cimitero ebraico di migliaia di pietre, di migliaia di anime e di migliaia di anni. Che magari erano centinaia ma quando sei lì ti accontenti.
Praga è un incanto violato da tanta gente.
Praga è il Golem che però noi non l’abbiamo visto.
Si vede che era via.
Se insisti con sto fatto dell’est, dopo Praga dice che arrivi a Cracovia. Bisogna però che ci dai dentro anche con il nord.
Cracovia c’ha un bel castello e una piazza grande e la wodka costa niente, ma ci muori di traffico se non stai attento.
Anche di wodka, se proprio sei distratto molto.
Cracovia ha delle miniere di sale che sono profonde un’infinità e scolpite come delle basiliche, laggiù a duecento metri sotto terra. Sono le miniere di sale più belle che io abbia mai visto.
E ne ho viste ben una.
Poi c’è Auschwitz, che tutti ci vanno a vedere il Male.
Non c’è tanto da dire. Il Male si vede.
La neve invece non c’era.
La Transilvania ci arrivi se passi dalla Slovacchia che è tutta di monti ma non sono mica più i Balcani e c’è un castello distrutto che compare nel nulla. Poi scompare.
Se te ne vai. Sennò no.
La Transilvania è tutta fatta di monti selvaggi, credevo, e invece è di dolci colline, di ricordi sassoni e di case zingare. Che son talmente brutte che adesso capisco perché vivono nelle roulotte.
Dracula non c’era ma Emir Kusturica sì.
Poi c’è sta città che ha i tetti con gli occhi e dovunque vai ti senti osservato.
E’ una città molto bella ma fa anche paura.
O quantomeno secca un po’.
L’Ungheria è piatta e c’ha le città corte che per darsi un tono hanno nomi lunghissimi che sembrano i codici fiscali. Se sbagli strada puoi vedere dei bei nidi di cicogne.
Dice che non è vero che portano i bambini.
Poi arrivi a Budapest e se per sbaglio ti affacci sul Danubio, proprio di sera, non te ne vuoi andare più.
La Bosnia ha la nebbia sugli altipiani, che sono lunghi e ricoperti di boschi e di curve che non finiscono mai. La Bosnia ha le mine lì intorno da qualche parte e i cevapcici nella pancia.
La Bosnia è Sarajevo coi buchi delle pallottole nei muri e il fiume senz’acqua. Sarajevo è la storia del grande secolo di merda, che però è stato anche bello e mentre ci cammini, di notte a Sarajevo, ti sembra di sentire i muezzin che cantano Rachmaninoff.
Ci si sta bene a Sarajevo.
Specie all’aperitivo.
Belgrado ha i buchi delle bombe per terra, ha il Danubio che scorre piano e le scritte Yankee Go Home. Belgrado tutti ti fanno i sorrisi perché vogliono che smetti di tirargli le bombe in testa, che non son mica le persone più brutte di sto mondo brutto.
Anche se a Sarajevo te la dicono diversa.
A Belgrado ci sono le grandi chiese ortodosse e i cevapcici costan meno.
Sasha Danilovic non c’era.
Dubrovnik è fuori strada ma il giro mi sta venendo sguincio e quindi passiamo dalla Croazia, fatta tutta di isole che compaiono all’alba e di roccia senz’alberi.
L’Albania ha poche strade un po’ storte, poi a un certo punto non ha più neanche quelle. Non è facile guidare per l’Albania senza strade. Ma il mare è bello, le montagne anche, le città così così.
Se torni verso est e vai dritto arrivi a Sofia. Che puoi passare per la Grecia o per la Macedonia o per il Kosovo. Ma anche dalla Norvegia se hai molto tempo.
Sofia è povera, poi è ricca, poi è di nuovo povera. E’ sbirri e puttane, suv e catrame. Mi sta sulle palle perché mi hanno portato via la macchina, anche se han voluto pochi soldi per ridarmela.
Stronzi.
Lasciate stare la mia macchina.
Ha chiese e monasteri belli come delle visioni, sta cazzo di Bulgaria.
Poi se vai ancora a est, sporcato di sud, arrivi a Istanbul. Bisogna proprio dire che nella vita, se non vai almeno una volta in macchina a Istanbul, sei uno di quelli.
Uno di quelli che nella vita non è mai stato a Istanbul in macchina.
Che poi Istanbul comincia 50 chilometri prima di Istanbul, piano, senza fretta. Poi ti esplode in faccia e ti getta addosso il casino, i clacson, le auto che corrono da tutte le parti.
Sono molto bravi perché non serve schivarli, ti schivano loro.
Istanbul è stare in mezzo alle due moschee e dire che è uno dei posti più belli dove stare, ma a me piace di più Santa Sofia mentre a lei la Moschea Blu. Oppure il contrario che fa lo stesso.
E’ avere caldo mentre cammini in salita e avere fresco nella Basilica Cisterna. E’ le ricchezze del Topkapi e la gente che fuma sui tetti. E’ tavla, birra e narghilè e il Bazar che non è mica più quello di una volta.
Istanbul è il sogno dell’Asia che comincia lì, proprio al di là del mare, davanti a te.
A Istanbul.
Istanbul è un avamposto di occidente dove comincia l’oriente. Ed è qualcosa che con l’est, davvero, non c’entra niente.

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